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R.BRUNETTA e M.TIRABOSCHI (Editoriale su ‘Il Sole 24 Ore’): “La svolta su dialogo sociale e responsabilità collettiva”

 

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La contrattazione collettiva resta l’unica strada virtuosa e sostenibile, perché la contrattazione collettiva pone la questione salariale partendo dal verso giusto: la produttività, «sinonimo di ricchezza del Paese». Come mai potremo realisticamente pensare di attuare, senza il necessario contributo delle parti sociali e della contrattazione collettiva, i preziosi suggerimenti contenuti nel recente rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea, là dove esorta all’avvio di un piano straordinario su competenze, 

fabbisogni professionali e mobilità del lavoro? La contrattazione collettiva di qualità già oggi prevede nelle sue qualifiche contrattuali retribuzioni ben più elevate del salario minimo per legge di cui si parla. Le relazioni industriali in Italia sono ancora vitali e pienamente capaci, grazie al contributo silenzioso e paziente di quella “gente della mediazione” che nelle nostre istituzioni e nella nostra società contribuisce in modo decisivo alla coesione sociale e alla crescita. Quello che forse ancora manca è una visione d’insieme, un piano di azione appunto, e con essa un posizionamento nobile delle stesse istituzioni che si occupano di economia e lavoro, pronte a sostenere attori sociali che vogliano guardare, con coraggio e senso di responsabilità, al futuro.