Nel maggio del 2024 l’Assemblea del CNEL ha approvato all’unanimità il primo Disegno di legge della XI Consiliatura, recante «Disposizioni per l’inclusione socio-lavorativa e l’abbattimento della recidiva delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o restrittivi della libertà personale emanate dall’autorità giudiziaria», trasmesso alle Camere. Ha istituito un Segretariato permanente per l’inclusione socio-lavorativa dei detenuti, che persegue l’obiettivo di «Recidiva Zero», coinvolgendo tutte le parti sociali e i corpi intermedi presenti nel CNEL. Da questo punto di osservazione l’appello del vicepresidente del CSM Fabio Pinelli è la parte che mancava alla definizione di un progetto olistico di restituzione della pena alla propria funzione specifica: l’ipotesi di un indulto parziale, che coinvolga i detenuti per reati meno gravi, cioè coloro che il lavoro può recuperare alla società e il carcere può cronicizzare in professionisti criminali, realizza almeno quattro obiettivi: umanizzare le carceri, concorrere ad abbattere la recidiva, risarcire vittime e società, produrre ricchezza. Una pena così «certa» realizzerebbe i propri effetti retributivi, deterrenti e, naturalmente, rieducativi, in una visione d’insieme, la sola vincente, indirizzando la capacità punitiva dello Stato verso un obiettivo di inclusione sociale. Ma, soprattutto, non avrebbe controindicazioni politiche.